Stella Rossa Venezia
SRV Lab
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Correva l'anno 2011 e la Stella Rossa Venezia cresceva già in grembo con quattro principi saldi, quattro regole non scritte, ma inviolabili.
La prima, indissolubile: priorità assoluta al terzo tempo.
La seconda: mai nessuno sponsor avrebbe scalfito la leggendaria divisa della Stella Rossa
La terza: tutti i giocatori, brocchi o fenomeni che fossero, sarebbero comunque scesi in campo per onorare la maglia
La quarta: chi si allena di più, gioca di più.

Il rispetto della prima negli anni è stato facile come bere un boccale di birra
Il rispetto della seconda è stato semplice come seguire le indicazioni di Mister Micconi

Invece l'ideazione di un sistema che permetesse di rispettare la terza e la quarta regola è ciò che negli anni ha più impegnato l'intelligence stellarossina. E così tra un pallone, una birra e un flauto al cioccolato è nato SRV Lab, che è ora pubblico per tutti i nostri ultrà anche d'oltreoceano che ci seguono dal Brasile alla Nuova Zelanda.

Su SRV Lab allora aggiorniamo tutti gli allenamenti e i minutaggi delle partite, li analizziamo con modelli statistici complicatissimi che non stiamo qui a spiegarvi, li incrociamo e calcoliamo quanto ogni tesserato dovrebbe giocare e lo confrontiamo con quanto effettivamente sta giocando, creando così il codice Osasuna. L'indicatore infatti non poteva che essere dedicato alla piccola squadra di Pamplona che nel 2006 sotto la guida del subcomandante Aguirre riuscì a fare lunghi tratti di stagione al primo posto della Liga spagnola per finire il campionato al quarto posto in posizione utile per la seconda Champions League della sua storia. Il messicano Javier Aguirre in quegli anni applicò una filosofia calcistica mutuata dalle scelte zapatiste. Come nelle giunte del buon governo, infatti, tutti si alternano alla guida, così all'Osasuna tutti i giocatori, un’intera rosa, si alternavano tra loro. Tutti giocavano, nessuno era indispensabile. Aguirre, a volte, di partita in partita cambiava anche sette o otto titolari. In quel campionato l’Osasuna non schierò quasi mai la stessa formazione inizale. Non era turn over. Era qualcosa di diverso.
Il codice non è per noi un numero, un semplice indicatore, ma un codice di vita, di comportamento e non si possono racchiudere nei numeri l'amicizia e l'entusiasmo generato da una partita della Stella per la quale c'è chi lascia a casa famiglie con 3 bimbi piccoli per tornare alle 5 di mattina o chi molla tutto per venire da Vittorio Veneto, da Zero Branco o altri posti spersi per la campagna veneta fino alle Terre Perse in mezzo alla laguna di Venezia o chi viene ancora a trovarci da Roma o dall'Africa solo per tirare due calci a un pallone, farsi una birra, un amaro e un flauto al cioccolato

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